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  • Immagine del redattoreEmanuele Vascon

Istituzione albo critici musicali professionisti? No, grazie

Beatrice Venezi, pianista e direttrice d'orchestra italiana, è stata nominata una decina di giorni fa consigliera per la musica dall'attuale Ministro della Cultura.

Da un articolo di Aldo Grasso sul Corriere della Sera emerge la proposta della consigliera di istituire un "percorso di formazione specializzato e un albo per i critici musicali professionisti".

Tutto questo ha scaturito in me una riflessione che vorrei riportarvi qui di seguito.


Il giudizio critico nasce con l'esigenza di spiegare cosa è l'estetica del "bello", passatemi il termine. La musica ha una componente soggettiva e personale fortissima, talvolta difficile da spiegare a parole. Un esempio: ho provato ad ascoltare la playlist di Spotify Trap Italia 2022 per capire cosa vi fosse dietro ai milioni di stream degli artisti Trap con maggior influenza nel panorama italiano. Acusticamente avevo la percezione che suonasse un po' piatta: le dinamiche tra piano e forte erano poco distinguibili, armonicamente poco varia (quattro accordi ripetuti per tutta la durata della canzone), autotune che annullava la voce vera dei cantanti. I testi non mi hanno entusiasmato sul piano del significato, ma le parole sapevano fluire bene in questo contesto musicale.

Risultato? Non mi è piaciuta e non ho capito perché possa piacere, ma questo non vuol dire che non possa piacere ad altri. Anzi. Questa musica tocca le corde e le emozioni di milioni di ragazzi, perciò il mio giudizio critico sarebbe superfluo e ininfluente ai fini di determinare una scala di valori estetici.


La consigliera inoltre dice: "Oggi chiunque sia dotato di uno smartphone si erge a critico. E certe critiche possono esaltare o affossare la carriera di un artista". Vero. Ma nella nostra professione, e lei Beatrice questo lo sa bene, la critica è alla base del nostro essere artisti, è uno dei motori che ci spinge a migliorare sempre, a cercare nuove strade (siano esse interpretative o compositive). Se Giovanni Allevi avesse dovuto dar credito a tutte le critiche mossegli dalle Istituzioni di Alta Formazione Artistica e Musicale non avrebbe composto più nulla. Il mio giudizio in merito a lui? Sentendolo attraverso il mio vissuto di artista diplomato in pianoforte non trovo affinità con la mia estetica di "bello", ma da artista pop gli devo riconoscere una notevole maestria nel trovare melodie che le persone ascoltano volentieri.


La musica classica ad esempio ha una componente tecnica molto forte e quindi è chiaramente soggetta a numerose critiche, a volte anche pesanti. Ma la critica musicale è forse una perizia scientifica? No. Si può valutare una performance o un artista sul lato tecnico, probabilmente il più misurabile in termini "scientifici". Ma la tecnica si mescola ad altri fattori non legati alla "manualità o al controllo del proprio strumento": l'interpretazione, il saper creare l'atmosfera, il carattere artistico, la personalità, il "saper arrivare" alle persone.


Perciò il critico di cui si parla è un uomo o una donna che nell'atto del suo giudizio tiene in considerazione tutti questi fattori, volente o nolente.

Il suo substrato di conoscenze acquisite è solo una particella di una sfera troppo complessa e articolata per poter essere etichettata attraverso un albo.


Articolo: Emanuele Vascon

Foto: Pixabay



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